La fondamentale paura degli uomini verso le donne concerne il timore fobico che essi provano per le loro emozioni. Gli uomini, molto più delle donne, si caratterizzano, infatti, per una marcata tendenza a dissociarsi dalle emozioni. Si specializzano in questa attività al punto da riuscire a non ascoltarle anche quando queste premono con veemenza alla soglia della consapevolezza. Gli uomini temono le emozioni “non maschili” o così dette “deboli” quali: la paura di non essere forti, di essere umiliati, di essere abbandonati, il dolore, il senso di impotenza, il bisogno di protezione ma anche la tenerezza, la dedizione e la passione.
Questo movimento tipicamente maschile è da interpretarsi come il tentativo di conservare la percezione di sè come maschio, detto in altro modo la propria identità sessuale. Le donne, al contrario, sono più a contatto con la loro sfera emotiva e in particolare con quelle emozioni da cui gli uomini tendono a distanziarsi.
Lo sono al punto tale che queste emozioni sono da una certa cultura di genere erroneamente definite “femminili”. Così accade che gli uomini ambivalenti verso la loro emotività si avvicinino a questa in modo solo indiretto attraverso l’intercessione delle donne. Ma queste non sono percepite solo come vestali del mondo emotivo ma anche come creature imprevedibili, non facilmente comprensibili perchè hanno reazioni emotive che gli uomini non riescono a cogliere in modo rapido e neppure completo.
Questo non perchè si tratti di emozioni specificatamente femminili, come detto non lo sono affatto, ma perchè gli uomini non hanno mai percepito in prima persona moti emotivi così diretti, ricchi e intensi. Ciò non significa che questi moti non abitino in loro ma questi covano da tempo in uno scantinano della mente. La donna è così una sorta di magico e inquietante riflesso di come l’uomo potrebbe essere se solo potesse permetterselo, se non avesse imparato ad allontanare da sé tutte quelle emozioni deboli per ribadire la sua mascolinità e quindi la sua identità.
La donna è quindi per l’uomo specchio della sua interiorità, affascinante ma da tenere a distanza di sicurezza. La sola presenza della donna è una fonte di rischio poiché lo confronta in modo indiretto con la sua emotività rimossa, che tale deve rimanere a costo di provare quel vago senso di vuoto che caratterizza le vite non attraversate dall’emotività. Se vogliano tradurre la teoria in pratica vale questa breve vignetta: un uomo torna a casa e lo aspetta la compagna desiderosa di parlare delle sua insoddisfazione e della sua tristezza in merito al loro rapporto. Oppure peggio si aspetta di ascoltare come si sente lui in merito a loro. Lui messo alle strette confubolerà un “va bene, come dovrebbe andare?”; “sei affaticata?”; oppure un geniale “hai il ciclo?”. Quest’ultima è una scappatoia pratica sotto più punti di vista. Permette di depotenziare il contenuto emotivo delle esternazioni della compagna poichè dovute a qualcosa inerente alla biologia, agli ormoni. Ancora la teoria del mestruo mette definitivamente al riparo il nostro protagonista perché le mestruazioni sono una cosa da donne e quindi non è proprio il caso di rispecchiarsi in questo strabordio emotivo.
Eppure il nostro eroe non può negare un vago senso di insoddisfazione, di insicurezza. In fondo, a pensarci, volendolo, è cosa un po’ strana che lei abbia sempre le mestruazioni mentre lui sta sempre benissimo!