Gli ultimi anni del ventesimo secolo hanno segnato l’inizio dell’era digitale, in cui nuovi strumenti, hardware e software, sono entrati a far parte della vita quotidiana, portando a una rivoluzione della società. In particolare, Internet ha cambiato drasticamente il modo di comunicare e di mettersi in contatto: partendo dalle prime chatroom sino ad arrivare ai più recenti Social Network, il web ha permesso di conoscere nuovi individui e, allo stesso tempo, di farsi conoscere dagli altri attraverso messaggi istantanei, post, immagini, video e tweet.
I nativi digitali, vale a dire le persone che sono nate e cresciute a contatto con le nuove tecnologie, sono coloro che presentano una maggior dimestichezza nell’utilizzo dei moderni mezzi di comunicazione. I social, infatti, sono invasi da foto, filmati e “storie” dei cosiddetti centennials, ragazzi nati a partire dalla seconda metà degli anni novanta. L’inesperienza legata alla giovane età può condurre però questi soggetti a sottovalutare i rischi in cui possono incorrere caricando contenuti personali sul web.
L’impiego dei social network può portare, infatti, a una grande esposizione di se stessi, delle proprie abitudini e delle proprie fragilità; ciò può permettere ad alcuni soggetti di approfittare della situazione.
Vittime e autori dell’adescamento Online
La popolazione giovanile sembrerebbe essere quella maggiormente colpita dal fenomeno dell’adescamento via internet, conosciuto anche come cyber grooming:
processo attraverso il quale l’aggressore guadagna la fiducia della potenziale vittima, “preparandola” all’abuso.
Vari studi hanno costatato come i soggetti più a rischio di vittimizzazione per l’adescamento online siano adolescenti, prevalentemente di sesso femminile, con alta conflittualità familiare e bassa supervisione genitoriale.
A tali fattori si aggiungono spesso problemi a scuola, sia dal punto di vista del rendimento sia delle relazioni con i pari; ciò può spingere il minore a creare relazioni amicali o sentimentali in rete, per cercare conforto.
Solitamente, durante il processo di adescamento l’online offender introduce in maniera graduale i temi riguardanti il sesso, in modo da desensibilizzare la vittima circa l’argomento, convincendola non solo a parlarne liberamente ma anche a inviare foto intime, fino ad arrivare al cyber sex tramite webcam.
Le immagini e i video possono essere in seguito utilizzati dall’aggressore per ricattare la vittima, nel caso in cui questa decida di non voler avere più contatti con l’offender. Non è raro, infatti, che l’aggressore minacci di distribuire i materiali multimediali compromettenti sul web se la vittima non ubbidisce alle sue richieste, quali prestare favori sessuali o consegnargli del denaro. In questi casi si parla di sextortion. Le vittime tendono a non denunciare il fatto poiché si sentono colpevoli per ciò che sta capitando loro e per la vergogna che proverebbero nel caso in cui le immagini o i
video compromettenti venissero diffusi, e tendono così ad assecondare le richieste dell’offender. Tale situazione può portare questi giovani a sviluppare psicopatologie, quali il Disturbo da Stress Post-Traumatico (Post Traumatic Stress Disorder, PTSD) e disturbi depressivi che possono condurre a ideazioni suicidarie o a veri e propri atti anticonservativi.
Per quanto riguarda gli autori di questo reato, solitamente si tratta di uomini adulti, disoccupati e senza una relazione stabile. Nella maggior parte dei casi, al contrario di quello che è il pensiero comune, essi non si fingono coetanei delle loro vittime, anche se potrebbero presentarsi come più giovani di quanto siano in realtà o con identità diverse dalla propria.
Adescamento online e sistema penale Italiano
Il 25 Ottobre del 2007 a Lanzarote, in Spagna, è stata sottoscritta la Convenzione del Consiglio di Europa per la protezione dei bambini contro lo sfruttamento e gli abusi sessuali (Concil of Europe Treaty Series, CETS -No. 201, 2007).
La Convenzione disciplina vari reati di natura sessuale nei confronti dei minori, tra cui anche il fenomeno del grooming. L’ articolo 23, infatti, sanziona l’adescamento da parte di un adulto, nei confronti di un minore, per scopi sessuali che avviene avvalendosi delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione.
In Italia, la Convenzione di Lanzarote è stata ratificata attraverso la legge dell’1 Ottobre 2012 n.172, la quale ha riportato delle innovazioni all’interno del codice penale. In particolar modo l’articolo 609 undecies c.p., adescamento di minorenni, prevede la reclusione da 1 a 3 anni per coloro che adescano minori di 16 anni anche attraverso “internet o altri mezzi di comunicazione”.
Interventi di prevenzione
Al fine di contrastare questo crimine, è necessario non solo comprendere le caratteristiche di chi commette il reato e dei soggetti che possono facilmente diventarne vittime, ma anche svolgere corsi di prevenzione primaria, secondaria e terziaria.
È fondamentale parlare ai giovani del fenomeno e insegnare loro a riconoscere le strategie di adescamento degli aggressori online. Di fondamentale importanza è educarli a comunicare con un adulto di riferimento (familiare o insegnante), mettendolo al corrente di qualsiasi tentativo di contatto tramite web da parte di un estraneo.
Poiché spesso le vittime dell’adescamento online tendono a non comunicare con gli adulti, a causa delle spesso presenti problematiche intrafamiliari, è importante educare tutti i giovani a denunciare questo tipo di avvenimenti, qualora un coetaneo confessasse loro di essere stato contattato via internet da un adulto sconosciuto.
La S.I.S.P.Se si occupa di corsi di formazione relativi ai rischi del web in cui possono imbattersi i giovani (cyberbullismo, adescamento online e sextortion), rivolti alle scuole secondarie inferiori e superiori (alunni e insegnanti). È altresì di fondamentale importanza rieducare l’autore del reato, una volta accertata la sua colpevolezza, affinché non commetta nuovamente il crimine.
La nostra Società si dedica da anni al trattamento degli autori di reati sessuali. All’interno dei gruppi trattamentali, tenuti da psicologi esperti, si va ad agire sugli aspetti emotivi e relazionali dei soggetti, sulle loro esigenze e sulla loro capacità di modificare i comportamenti inadeguati, portandoli a prendere consapevolezza di loro stessi e del proprio agito. La rieducazione di questi individui insegna loro ad adottare schemi relazionali adeguati e ad evitare le situazioni a “rischio”, portando alla riduzione del rischio di recidiva.