In Italia, contrariamente a quanto comunemente si può pensare, il dibattito sull’introduzione dell’educazione sessuale a scuola si è posto fin dai primi anni del secolo scorso. Nel 1902 il Ministro della Pubblica Istruzione rispose a un’interrogazione in cui si chiedeva di introdurre negli ultimi anni delle scuole, corsi di igiene sessuale per la prevenzione delle malattie veneree. Pochi anni dopo, in corrispondenza di un significativo aumento della diffusione di malattie a trasmissione sessuale, vennero date indicazioni per la prevenzione nelle scuole. Solo dopo il 1968, conseguentemente ai cambiamenti sociali e culturali avvenuti, si è cominciato realmente a porre la questione in termini non solo più sanitari, ma anche di un’educazione alla sessualità inserita nel quadro di un armonico sviluppo della personalità.
Al giorno d’oggi vivere la propria sessualità in maniera armoniosa sta diventando sempre più difficile.
Favorire nei ragazzi uno sviluppo consapevole degli aspetti emotivi e sessuali che contraddistinguano le relazioni, di qualsiasi natura esse siano, è uno degli obiettivi che si pone l’educazione sessuale a scuola.
Educare alla consapevolezza della sessualità significa, quindi, rendere più consapevoli i ragazzi rispetto alle inevitabili implicazioni di tipo psichico e sociale che la diversità sessuale comporta.
I genitori solitamente aspettano che siano i figli a rivolgere loro delle domande, a loro volta i ragazzi, spesso faticano a fare tali domande per l’imbarazzo che potrebbe comportare. La paura di essere giudicati o di porre quesiti “sbagliati” induce i giovani adolescenti, e non solo, a non confrontarsi né con le figure adulte di riferimento (genitori, insegnanti) né con i pari; i ragazzi e le ragazze cercano le risposte ai loro quesiti sui social, su Internet o su qualche blog spesso gestito da altri pari. Tutto questo genera risposte poco precise ma soprattutto non sempre o non del tutto corrette, con il rischio di diffondere false credenze e aspettative errate sulla sfera sessuale, emotiva e relazionale.
L’educazione sessuale nelle scuole si pone pertanto il compito di:
- favorire il rispetto del proprio e altrui corpo, entrambi in continuo cambiamento e trasformazione in quella specifica fase di vita;
- Favorire la riduzione di attività sessuali non protette, attraverso la conoscenza e l’uso delle precauzioni, con l’obiettivo di ridurre il rischio di contrarre malattie sessualmente trasmissibili e di incorrere in gravidanze non desiderate;
- costruire relazioni basate sul rispetto reciproco, nonostante le diversità individuali;
- evitare la creazione di modelli relazionali rigidi e stereotipati.
Da ciò deriva che l’educazione sessuale non può essere intesa come semplice trasmissione di informazioni, ma deve essere inquadrata nell’ambito più globale dello sviluppo delle capacità comunicative e relazionali della persona.
Queste e molte altre informazioni possono essere comprese dai giovani in un clima di fiducia e ascolto reciproco. Figure professionali, formate adeguatamente, offrono ai ragazzi l’opportunità di acquisire informazioni corrette e non fuorvianti sulle relazioni sentimentali e sull’intimità.
Una maggiore consapevolezza sullo sviluppo psico-relazionale e sessuale, proprio e altrui, permette uno sviluppo individuale più sereno. L’educazione sessuale, pertanto, può essere attualmente intesa come un progetto educativo generale di sviluppo della personalità nella sua globalità e delle potenzialità di ognuno. Un progetto moderno deve rispondere alla doppia esigenza di fornire corrette informazioni biologiche associate a un’educazione socio-affettiva che permetta di conoscere non solo l’anatomia degli organi sessuali, ma anche le funzioni relazionali e sociali ad esse correlate.
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